Leggenda vuole che sette famiglie scamparono alla terribile pestilenza del 1482. Le stesse fecero voto e si recarono sul cammino di Santiago di Compostela. Un affresco commemorativo, datato 1498 (eseguito quindi al ritorno delle 7 famiglie dal pellegrinaggio) si trova in piazzetta Dante (Casa Donà)..
"Ut honor sit Deo et patronae potenti nostrae sanctae Taeclae virgini et martiri erigebatur"... Sostituendo alla dedica volta alla Santa le lettere in rosso corrispondenti al valore arabo, secondo la cabala, si otterrebbe la cifra 1773, anno di edificazione della chiesa.
La chiesetta omonima dedicata alla Santa ospita un affresco con misteriosi simboli: uno scorpione, delle teste di mori e la lettera "S" presente sui vessilli dei soldati. La lettura vorrebbe lo scorpione come simbolo della popolazione ebraica, la "S" come l'iniziale della Sinagoga e le teste di moro indicanti l'Islam.
Deriso per aver ritratto il San Giovanni intento a scrivere il Vangelo con la mano sinistra, il pittore Gian Battista Lampi venne cacciato da prete e parrocchiani sentendosi profondamente offeso. La mattina seguente comparve un topo sghignazzante nel dipinto che il Lampi disegnò per quei "sorci" che lo derisero.
Portata nella grotta che serviva da lazzaretto, una donna colpita dalla peste, venne sepolta nella fossa comune accanto alla grotta dopo una grave crisi. La stessa notte la donna si svegliò e si diresse a casa trovando i familiari intenti a commemorarla. Svenuta difronte alla scena non sorrise più per tutta la sua vita. Quando morì comparve un sorriso sulla sua bocca.
Edificato probabilmente a difesa di frutteti e boschi, di cui era ricca la zona, lo sbarramento sul torrente Linor mostra un passaggio per le acque del torrente ed una porta di legno per il transito delle persone. All'Avemaria la porta veniva serrata e le chiavi depositate nella parrocchiale di Don.
Un masso erratico presente sul basamento della chiesa di San Biagio pare sia stato messo lì per impedire il passaggio alle ninfe Aguane che praticavano i loro riti sul Dos de Marz.
Chiamati a celebrare riti pagani nel 397 d.C. assieme ai residenti, tre cappadoci si opposero a queste ritualistiche pagando con la loro morte la furia degli abitanti. Il vescovo Vigilio di Trento fece raccogliere i resti e li portò a Trento. Sul luogo del martirio fece poi costruire una chiesa, ora santuario, dove riponette le ceneri dei tre ed il terriccio pregno del loro sangue. L'evento è storicamente accertato.
Sul portone della parrocchiale è scolpito un volto che pare rappresenti Saturno. La zona è famosa per la moltitudine di oggetti ritrovati testimonianti la presenza del popolo di Reti.
A Passo Termen da Val, interessante escursione estiva che parte dal paese di Proves sviluppandosi per 13Km ed una durata di 5 ore circa, si trova un cippo di confine con dipinte le iniziali "I" e "B" che segnava l'allora confine tra Italia e Baviera. Oggi segna il confine tra le province di Trento e Bolzano.
Leggenda vuole che in questo luogo le streghe si trovassero assieme al diavolo per compiere riti magici e danze rituali. Si narra che di notte possano ancora sentirsi le urla e vedere piccoli lumicini.
Presepe allestito durante il periodo pasquale nella chiesa di S. Nicolò con globi colorati riempiti d'acqua e illuminati da piccole candele
Edificata da un ragazzo di Fondo in segno di pentimento, ricorda il brutale omicidio di una ragazza di Seio nei primi del '900
Risalendo dal Rifugio Arnica, si arriva ad una terra piena di leggende. Le Viviane, donne diventate streghe con l'avvento del cristianesimo, si aggirano attorno alle pozze d'acqua rapinando e spaventando i viandanti. Dallo spavento, un uomo di Castelfondo, rimase immobile a letto per tre settimane. Sulla spianata di Pedra del Gal inoltre, si aggira ancora lo spirito di un uomo che aveva spostato i confini del suo campo a danno del vicino.
Sul sentiero 1a, quello che scende verso Corona, si trova una croce attornata di sassi che commemora un fanciullo morto di stenti mentre cercava di tornare a casa. Padri e figli che percorrevano quel sentiero posavano una pietra attorno alla croce, dopo essersela sfragata sul petto, in segno di commemorazione ed espiazione dei peccati, Peccati commessi spesso nei masi della valle dell'Adige a danno dei ragazzi che scendevano a lavorare.
Molti eremiti si avvicendarono in questo piccolo luogo consistente in una cella ed una piccola cappella. E' una testimonianza del rigoroso monachesimo irlandese. Databile nel 600 d.C., risulta il più antico della valle. Non si sa se l'irlandese San Gallo effettivamente sia stato qua ma rimane curioso sapere che il Santo è legato all'acqua ed agli orsi.
Costruito sul dosso di San Maurizio alla fine '700 per un curioso motivo: far sentire le campane anche ai masi presenti al di là della collina..
Leggenda narra che un giovane, in pellegrinaggio sul sentiero di Santiago de Compostela, venne accusato di furto e impiccato così a Tolosa. Nonostante la disperazione, la famiglia continuò il pellegrinaggio ma sulla strada del rientro, dopo 26 giorni, ritrovarono vivo il figlio per intercessione del Santo. In sette riquadri viene raccontata la vicenda nella chiesa di Sant'Antonio Abate.
LA TRANVIA DERMULO-FONO-MENDOLA
La tranvia Dermulo-Fondo-Mendola (1909-1934), nota anche come ferrovia dell'Alta Anaunia (in tedesco Lokalbahn Dermulo–Mendel o Nonsbergbahn - ferrovia della Val di Non), era una linea tranviaria interurbana che collegava Dermulo, ov'era raccordata alla tranvia Trento-Malé, al capolinea della funicolare della Mendola.
I lavori vennero avviati nel 1908 e l'inaugurazione avvenne il 1 settembre del 1909. La gestione era della Società Anonima per la Ferrovia Elettrica dell'Alta Anaunia (FEAA), un consorzio bancario e cooperativo.
La tranvia costituiva un segmento di un più lungo percorso costituito da una serie di impianti che da Trento e Dermulo e, sfruttando la funicolare della Mendola e la ferrovia Bolzano-Caldaro consentivano di unire i due capoluoghi della regione. Con i suoi 24Km circa di tragitto, percorsi in poco meno di 2 ore, superava un dislivello di 800 metri.
Con la Prima Guerra Mondiale iniziò la lenta crisi della linea ferroviaria che, anche a fronte del fatto che non risultava più economicamente vantaggiosa visto la crescente motorizzazione su gomma, terminò nel '34. Il servizio venne sostituito con degli autobus.
Alla cessazione dell'esercizio (1934), l'elettromotrice a carrelli numero 22485, fu ceduta alla Ferrovia Elettrica Alto Renon (FEAR), che la privò di due motori mettendola in servizio sulla tratta L'Assunta-Collalbo della Ferrovia del Renon. Con l'avvento del terzo millennio l'elettromotrice Alioth, pur se non più impiegata nel servizio regolare di linea, è stata restaurata ed adibita a servizi speciali.
IL PROGETTO SCIISTICO DEL MONTE ROEN
E' il dicembre del 2000 che segna il definitivo -no al progetto di sviluppo sciistico del Monte Roen. Un comprensorio di 5 impianti di risalita, compreso l'attuale, con 30 Km di piste, parcheggi, strade nuove, edifici, che proponeva un ri-lancio turistico dell'intera zona.
Il progetto Roen era iniziato il 23 maggio 1967 con la formazione della società "Sciovie Monte Roen", di cui, dal 1970 al 1972, fu presidente l’ex politico Enrico Pancheri. Negli anni seguenti fu fondata la "Società di sviluppo del Monte Roén", di cui era presidente il trentino Ezio Copat.
Nel 1986, quando il progetto venne reso noto, il comune di Amblar si oppose duramente (soprattutto per i mancati collegamenti con Predaia) e dovettero sopraggiungere interventi e sopralluoghi provinciali per calmare definitivamente la municipalità. Venne così raggiunta la pace nel gennaio 1987 quando la Giunta provinciale approvò le varianti al piano di fabbricazione di Cavareno e Amblar; con questa nuova regolamentazione urbanistica era diventato possibile realizzare, accanto all’esistente impianto di risalita dai campi di golf della Mendola al rifugio Mezzavia, anche altri impianti da malga Mezzavia a Prà Marin, da Prà Marin a Cima Roén, da Bocca delle Valli a malga d’Amblar, da malga d’Amblar a Cima Roén. Fu invece stralciato il tracciato da Bocca delle Valli a Prà Marin.
Era il 1989 quando raggiunta la pace, il gruppo "Shalon Chico Mendes" e la SAT, durante il capodanno del 1990, promossero una manifestazione ambientalista sulla cima del monte Roen.
Nel 1999 l'ultima occasione persa con il deposito alla Via del progetto firmato dal forestale Sergio Rosati. L’epilogo nel settembre del 2000 con la cancellazione dello sviluppo del Roen dalla variante del Pup provinciale, e poi in dicembre la bocciatura della Via.