PASSO MENDOLA

Passo Mendola

"Pure si traevano al basso sulla stessa i legnami che servivano al sostegno dei pergolati, dei quali il distretto di Fondo faceva un notevole commercio. Sul dorso del monte si trovava un'osteria, ed il passaggio era assai frequentato"


Così descriveva Agostino Perini nel 1852 l'antica strada della Mendola che allora era poco più di una mulattiera. Con il 1886 arrivò il completamento dei lavori di sistemazione iniziati appena 6 anni prima; lavori pagati anche dall'antica locanda presente al passo che, intelligentemente, fiutò i benefici che tale opera avrebbe potuto garantirgli. Tali benefici vennero fiutati anche da una ristretta cerchia di imprenditori che decisero, spesso in modo avventato, di investire i propri denari nel settore della ricettività costruendo alberghi maestosi immersi nel verde e avvolti dall'aria salubre che il passo offriva.


La "mission" era quella di investire nel "turismo di lusso" che tanto andava di moda in quegli anni. Si voleva creare un altro polo turistico elitario come Madonna di Campiglio, Lavarone, San Martino di Castrozza, Dobbiacco, Solda, Carezza e nel contempo inserirlo nel circurto dei luoghi di cura come Arco, Levico, Roncegno. Questo anche perché il Sudtirolo ad inizi del '900 era oramai diventata la destinazione principale degli Asburgo.

Già nel '400 il passo ospitava un ospizio per viandanti (l'attuale Hotel Mendola, allora "Mendelhof") che venne venduto assieme alle pertinenze boschive alla bolzanina Sig.ra Spreter che possedeva l'hotel Victoria difronte alla stazione ferroviara di Bolzano. Siamo nel 1885 e l'antico ospizio diventava albergo con una quarantina di stanze con tanto di servizio postale annesso. La pensione completa aveva un valore odierno di circa 30. Euro. Nel 1895 venne benedetta anche una cappella dedicata alla Madonna. Bastò ben poco che il Mendelhof raggiunse eco internazionale grazie al suo servizio di lusso ed ad una corretta dose di informalità. L'abbondante flusso di denaro portò così gli Spreter ad edificare il Mendelpass Hotel (attuale Hotel Golf) tra il 1901 ed il 1902 ed a collegarlo con una veranda al Mendelhof. 200 stanze, una sala da pranzo che poteva ospitare 450 persone, la veranda di 40metri, farmacia, panifico, latteria. Venne pure edificato uno stabilimento balneare a piano terra (che divenne poi successivamente il "Lido della Mendola") dotato di ogni servizio anche su prescrizione medica. Anche senza gli sfarzi del Grand Hotel Penegal (edificato nel 1895 dalla famiglia Schrott di Appiano ed inaugurato il 5 luglio del 1896) il complesso alberghiero degli Spreter sapeva difendersi molto bene. Naturalmente gli Spreter ebbero a che dire sulla costruzione del GH Penegal sentendosi minacciati nei loro affari anzitutto e poi per le solite diatribe su confini e pertinenze (la stalla del GH Penegal, vicino al Mendelpass fu uno dei tanti motivi).


La modernità del complesso alberghiero Mendelhof/Mendelpass impressionava ogni turista. Riscaldamento individuale dei locali, illuminazione elettrica, ascensore, telefono ed anche una camera oscura per la fotografia. Nel 1910 circa, il costo della pensione completa salì a circa 80 Euro attuali e la stagione turistica, dapprima annuale, si ridusse da aprile ad ottobre. Fu forse il primo segno che i tempi stavano cambiando e che successivamente portò la Mendola verso un lento declino.

Tornando al GH Penegal, Spitkò, cognato degli Schrott, venne incaricato della sua direzione. Spitkò già possedeva il "Zum goldenen Adler" hotel a Ruffrè. L'hotel partì con 120 camere, tutte orientate a sud, che divennero circa 200 con le pertinenze. Il corredo di servizi era lo stesso di quello offerto dagli Spreter più un complesso di stalle (che fece arrabbiare gli Spreter) ospitanti maiali, cavalli e mucche.


A corollario dei tre colossi alberghieri, trovarono posto anche altri alberghi più modesti ma comunque decorosi come il Kaltererhof (all'arrivo da Bolzano il primo sulla sinistra), il Zum goldenen Adler e, verso Ronzone il Waldkönigin gestito dalla meranese Anna Covi. Ai primi del '900 si manifestava quindi una forte presenza imprenditoriale femminile non solo alla Mendola ma in tutto il Sudtirolo, una cosa abbastanza inusuale rapportando il fatto ai giorni nostri.


Fa da contorno al comparto alberghiero una florida attività edilizia. Crescono così Villa Hafner, Ambach, Spitkò. Quest'ultimo, come abbiamo visto già direttore del GH Penegal e del Zum Goldenen Adler, oltre ad essere promotore della funicolare di Caldaro e partecipante alla costruzione dell'acquedotto della Mendola, edificò Villa Kamilla in onore della moglie. Nel campo commerciale, nascono negozi d'arte, cartolibrerie, fotografi, sarti e calzolai. Nel 1910 si insidiò anche una banca (la Cattolica Trentina), un ufficio viaggi ed un ristorante.


Penegal e Roen diventarono mète escursionistiche e nel 1884 il Penegal ospitava già una locanda dove poter trovare ristoro. Nel 1888 venne eretto un obelisco in onore di Francesco Giuseppe ed Elisabetta d'Asburgo; nel 1910 una cappella dedicata alla Madonna di Pompei. Nel 1912 la sezione degli Alpenverein di Termeno costruì il rifugio Oltradige che poteva dar da dormire a 14 persone e ristorarne circa un centinaio. Secondo le guide turistiche dell'epoca, per raggiungere il Penegal era sufficiente un'ora mentre per approdare all'Oltradige ne servivano due; tre per arrivare in vetta al Roen.


Tre, quattro volte dal giorno dall'hotel Greif, come anche dall'hotel Europa di Bolzano regolari servizi di omnibus collegavano la città al passo. La salita durava in carrozza panoramica circa cinque ore mentre la discesa tre. Per gli attuali 30/35 Euro i turisti acquistavano il biglietto di andata/ritorno per il passo.


Nel 1895 salì al passo, in circa 4 ore, la prima carrozza a motore della ditta Benz di Mannheim dando il via al turismo privato, e motorizzato, del passo. Il 19 ottobre del 1903 venne inaugurata la funicolare della Mendola raggiunta 6 anni più tardi dalla tramvia Dermulo-Fondo-Mendola. Il tragitto da Bolzano alla Mendola si ridusse così ad un'ora e mezza mentre quello da Trento a circa il doppio. I turisti attratti dalla magnificenza delle ville e degli alberghi del luogo, come anche da numerosi articoli giornalistici, cominciarono a frequentare assiduamente la Mendola speranzosi anche di incrociare personaggi illustri. Nei primi del '900 si stimavano circa in 20.000 le presenze annue (tra escursionisti ed ospiti).

I NAZIONALISMI


Nel trentennio a cavallo tra i due secoli, e soprattutto con la messa in attività della strada della Mendola, Ruffré e Cavareno intentarono cause interminabili col comune di Caldaro per la delimitazione dei propri confini. Questo principalmente perché i terreni della zona acquistarono esponenzialmente valore. A questo si aggiungeva il timore trentino per l'invadenza del turista tedesco. I migliori luoghi del Trentino erano in mano ad albergatori tedeschi. Riva, Arco, San Martino di Castrozza, Madonna di Campiglio, Levico, Roncegno, Passo Costalunga e Passo Mendola.

E la Mendola, naturalmente sul confine, destava non poche preoccupazioni. Nel 1902 il governo austriaco chiese ufficialmente che il comune di Ruffré - possedente la maggiorparte della superficie alla Mendola - passasse alla parte tedesca della provincia. L'interesse era per la Mendola, non certo per Ruffré ed una proposta fu quella di lasciare il piccolo comune alla parte italiana mentre la Mendola a quella tedesca. Ma Ruffré si oppose fermamente anche perché gli introiti ricavati dagli alberghi erano certo non sottovalutabili come anche il potere detenuto dalle concessioni edilizie e dalle fonti idriche. Nel 1902, ad esempio, cedette agli Spreter la sorgente "Fontana Fredda" al prezzo degli attuali 4500 Euro. E Ruffré stesso, prima poco propenso allo sviluppo del passo, cambiò velocemente idea fiutando il business dei terreni e delle concessioni edilizie.

Un duro colpo al nazionalismo trentino avvenne nel 1907 quando Schrott acquistò 800.000 mq di terreno sul Penegal, compreso l'alberghetto presente sulla vetta. Seppur Schrott fece ciò con meri intenti turistici, la stampa locale vide tale operazione come l'acquisizione di uno dei più bei punti panoramici del Tirolo in mani tedesche. D'altra parte gli stessi tirolesi si lamentavano della penetrazione italiana, sia turistica che imprenditoriale, nelle attività economiche della Mendola. In realtà poi il turismo italiano alla Mendola non fu mai particolarmente numeroso; nel 1903 si parlava di forse 10, 12 visitatori. Ma il turismo italiano continuava comunque inesorabilmente a crescere nonostante le testate giornalistiche tirolesi lo minimizzassero. Puccini fu ospite del GH Penegal nel 1911, come anche il principe romano Scipione Borghese nel 1907.

EMANUELE LANZEROTTI e la CATTOLICA


Nel 1897 fondò a Romeno la prima Cassa Rurale del Trentino e l'anno successivo introdusse il metodo cooperativo nella nascente industria elettrica, dando vita ai primi consorzi elettrici per l'autoproduzione. Fu lui ad elettrificare la Mendola, funicolare compresa, con una linea ad alta tensione di 8Km che partiva da Sarnonico. Nel 1901 il Mendelhof si elettrificò ed un anno più tardi ben 1340 lampadine ad incandescenza illuminavano la Mendola. Un aiuto non indifferente al Lanzerotti venne dai finanziamenti della Banca Cattolica che puntavano, oltreché agli introiti, a sottolineare l'italianità della Mendola irritando non poco le banche tedesche. Il completamento della Dermulo-Mendola (01.09.1909) segnò un altro duro colpo agli interessi tedeschi che nervosamente videro scritte italiane al capolinea. Operai, ferrovieri, personale tecnico ed amministrativo erano tutti italiani. Il capolinea quindi divenne, oltreché occasione di sottolineare l'italianità della Mendola, anche punto d'incontro tra due culture e due flussi turistici (quello italiano da Trento e quello tedesco da Bolzano). Non mancarono attacchi incrociati da entrambi i fronti e la stampa tedesca, fortemente infastidita dalla penetrazione italiana, continuava a ribadire e sottolineare che la Mendola vantava il proprio prestigio grazie all'imprenditorialità tedesca. Ad un mese dall'inaugurazione il Meraner Zeitung addirittura lanciò un appello a boicottare la tramvia "degli irredentisti". Chi pagava questi litigi però rimase solo la Mendola, luogo di accoglienza che non faceva distinzioni di nazionalità. La stessa diatriba per l'apertura di un Caffé alla stazione a monte della funicolare, territorio di Caldaro, a colpi di carte bollate tra i capitanati di Cles e di Bolzano, non vide alcuna risoluzione all'alba della Grande Guerra. Questo sempre a scapito del turismo del passo.

VILLA IMPERIALE OGGI (ex HOTEL PENEGAL):


L’edificio, monumentale, vanta una lunga storia. Edificato nel 1895, fu hotel di lusso, quando Passo Mendola era indicato come punto forte dell’offerta turistica d’Anaunia. In una pubblicazione del 1905 l’Alta Val di Non veniva infatti indicata come una delle aree a maggior vocazione turistica dell’Impero Austroungarico. Negli anni '70 il complesso venne acquistato dalla Provincia Autonoma di Trento illudendo gli amministratori locali su una nuova epoca turistica.  Si sperava che quel prestigioso volume potesse divenire un centro congressi, o un edificio di rappresentanza, che

avrebbe qualificato la già declinante economia turistica del passo.  Le speranze rimasero deluse deluse: a fine anni ’80, la Provincia svendeva «Villa imperiale», intascando qualcosa come 350 milioni di lire (sic!) da un noto imprenditore anaune, che concluso l’affare aveva rivenduto tutto, in tempi record, ad una immobiliare milanese, con un guadagno molto consistente.

Nel periodo di proprietà provinciale, lo stabile venne selvaggiamnente saccheggiato. Gli abitanti del luogo e dei paesi vicini raccontano di un viavai notturno di furgoni che nottetempo portavano via liberamente tutti gli arredi più preziosi. Sparì quindi il pregiato mobilio come anche tutti i pavimenti in legno, divelti e asportati. Sparirono i maestosi lampadari, le rubinetterie, enormi arazzi e tappeti orientali. Nessuna traccia anche della pregiata argenteria. 

Con l'arrivo dell'immobiliare, il complesso diventa un residence di appartamenti e multiproprietà. Scompaiono le finestrelle «tirolesi» per far posto a degli orridi termopan a pezzo unico, scompaiono le imposte che lo caratterizzavano che poi fortunatamente ricompaiono. Ma tutto è abbruttito: dell’antico splendore rimane poca cosa. E fortunatamente il Comune di Ruffré riesce almeno ad entrare in possesso del «salone di caccia», oggi prestigiosa sede per incontri culturali e sociali.


IL DECLINO e LA GRANDE GUERRA


Seppur con numeri più che positivi, l'impero Spreter già nei primi anni del '900 iniziò ad accusare gravi difficoltà finanziarie dovute principalmente agli investimenti fatti per la realizzazione dell'hotel Mendelpass. Maria Spreter chiese invano agli istituti tirolesi nuovi crediti che le vennero puntualmente rifiutati. Fu solo la Banca Cattolica, già fortemente interessata al Passo, ad assumere una partecipazione alla società per oltre degli attuali 250.000 Euro. L'indebitamento della Spreter suscitò il solito malumore tirolese che minacciò, senza alcun esito, di ritirare i propri investimenti fatti alla Mendola. Venne così tentata una valorizzazione della stagione invernale con addirittura un progetto di una nuova strada per il monte Roen con tanto di pista da slittino. Nel 1910 il legale degli Spreter dichiarò che la famiglia avrebbe ancora condotto, come per il passato, il Mendelho, il Mendelpass ed il Victoria di Bolzano. Ma la stampa tedesca, ancor più irritata dalla presenza dell'italiana Banca Cattolica, non perse tempo a sottolineare che i creditori della Spreter godevano di un 50% di sconto quando alloggiati nei grandi alberghi e che le banche trentine dimostravano un fortissimo spirito di sacrificio quando si trattava di "cacciare" le proprietà tedesche dai propri territori.

Seppur sotto tutela, gli Spreter mantennero l'amministrazione degli alberghi ancora per qualche anno fino a quando il 10 febbraio del 1914, dopo soli 29 anni quindi, tutti i possedimenti andarono all'incanto presso il tribunale di Fondo. Finì così l'impero Spreter. E fu così che la Banca cattolica riscattò per gli attuali 9 milioni di Euro tutte le proprietà degli Spreter. "L'italianizzazione della Mendola è cosa fatta" titolò La Bozner Nachrichten mentre altri quotidiani bolzanini invitavano a frequentare solo il GH Penegal. Fatto un "mea culpa", l'ambiente tirolese tentò invano di recuperare la situazione cercando capitali ma tutto si bloccò con lo scoppio della Grande Guerra. D'altra parte la Cattolica continuava a sottolineare i propri intenti commerciali e turistici ribadendo l'assenza di alcun risvolto politico e/o nazionalistico.


Subito dopo la Grande Guerra, la Banca Cattolica, fortemente provata dagli eventi bellici, rinunciò alle sue partecipazioni alla tramvia Dermulo-Mendola, nonché ai grandi alberghi. Sì candidò all'acquisto un gruppo imprenditoriale milanese, capeggiato da Alfredo Campione direttore dell'hotel de Londres a Napoli. Nel gennaio del 1919, grazie anche all'intercessione del Touring Club Italiano, Campione incontro gli albergatori meranesi e chiarì con loro il difficile momento. In questa fase si aggiunse anche un certo Colucci Adriano a nome del Commissariato di Lingua e Cultura di Bolzano. Colucci persuase Campione a passare dalla parte degli interessi italiani forte di importanti appoggi bancari. Nel maggio del 1919 tutto era ancora fermo e, nonostante gli appelli del Touring Club Italiano, dovette arrivare ottobre perché in quel di Milano sì costituì la Società Grandi Alberghi della Mendola con un capitale sociale di oltre 4 milioni degli attuali Euro. Presidente della società, con sede sociale a Milano ed amministrativa a Trento, il principe romano Scipione Borghese, vice Alcide De Gasperi, rappresentante della Banca Cattolica trentina. Consigliere delegato un certo Spigarelli del Banco di Roma. Tale istituto di credito, in ottimi rapporti con la Cattolica, era fortemente interessato al proprio sviluppo nella Venezia Tridentina e fu così che finanziò l'operazione assumendo il controllo degli alberghi affidando poi la partecipazione ad un'immobiliare della quale Spigarelli era consigliere.

Il colpo di scena fu che Schrott, forse annusando il non facile momento, conferì alla nuova società il GH Penegal lasciando così tutti gli esercizi della Mendola sotto il controllo della neonata società. Insomma, davanti agli affari, i cari nazionalismi tirolesi si dileguarono in un battibaleno.


Negli anni '20 la società della Mendola entrò a fare parte della UNITI (Unione Nazionale Industrie Turistiche Italiane, proprietà anche essa del Banco di Roma) che coordinava i più lussuosi hotel della penisola. La sede legale della Società Grandi Alberghi della Mendola finì così a Roma. Con una moderna forma di franchising, la UNITI assicurava le autonomie ma suggeriva linee guida comuni. Gli 80 mila Euro di utile sociale del 1921 divennero circa 390 mila Euro nel 1924.

LA CRISI


Con il 1919 iniziò una piccola ripresa della Mendola dovuta sia alla pubblicità delle testate italiane sia anche perché il Banco di Roma aveva messo mano alle strutture rimodernandole. Nel 1920 la clientela era quasi esclusivamente italiana.

Lo spostamento del confine al Brennero e l'impoverimento generale conseguenti al conflitto mondiale influirono non poco sullo sviluppo turistico post bellum della Mendola ed anche con l'avvicendamento dei vari direttori d'albergo il passo non riuscì a recuperare il tempo perduto. Già nel '20 si paventava l'idea di convertire i Grandi Alberghi in sanatori per risistemare l'economia locale ma non se ne fece nulla per un decennio. All'alba del secondo conflitto mondiale la Mendola aveva il medesimo prestigio dei vicini paesi di Ronzone e Cavareno. Nel 1928 la Mendola e Ruffré ospitarono 3400 villeggianti di cui solo 150 turisti stranieri.


Due furono le cause principali del declino della Mendola: il termine del turismo stanziale e l'incapacità di perseguire una volontà turistica precisa. La prima causa ha origine non dai bacini di utenza turistici bensì dal fatto che vi era più movimentazione e più desiderio di scoprire luoghi nuovi. La seconda invece dal fatto che la Mendola cercava sì i facoltosi e prestigiosi turisti ma accoglieva, spesso di buon grado, anche un turista meno qualificato. Sicché la Mendola assunse così più una nomea di località escursionistica anziché di soggiorno. Con tutto ciò che ne conseguirà.

LA TRANVIA DERMULO-FONO-MENDOLA


La tranvia Dermulo-Fondo-Mendola (1909-1934), nota anche come ferrovia dell'Alta Anaunia (in tedesco Lokalbahn Dermulo–Mendel o Nonsbergbahn - ferrovia della Val di Non), era una linea tranviaria interurbana che collegava Dermulo, ov'era raccordata alla tranvia Trento-Malé, al capolinea della funicolare della Mendola.


I lavori vennero avviati nel 1908 e l'inaugurazione avvenne il 1 settembre del 1909. La gestione era della Società Anonima per la Ferrovia Elettrica dell'Alta Anaunia (FEAA), un consorzio bancario e cooperativo.


La tranvia costituiva un segmento di un più lungo percorso costituito da una serie di impianti che da Trento e Dermulo e, sfruttando la funicolare della Mendola e la ferrovia Bolzano-Caldaro consentivano di unire i due capoluoghi della regione.  Con i suoi 24Km circa di tragitto, percorsi in poco meno di 2 ore, superava un dislivello di 800 metri.


Con la Prima Guerra Mondiale iniziò la lenta crisi della linea ferroviaria che, anche a fronte del fatto che non risultava più economicamente vantaggiosa visto la crescente motorizzazione su gomma, terminò nel '34. Il servizio venne sostituito con degli autobus.


Alla cessazione dell'esercizio (1934), l'elettromotrice a carrelli numero 22485, fu ceduta alla Ferrovia Elettrica Alto Renon (FEAR), che la privò di due motori mettendola in servizio sulla tratta L'Assunta-Collalbo della Ferrovia del Renon. Con l'avvento del terzo millennio l'elettromotrice Alioth, pur se non più impiegata nel servizio regolare di linea, è stata restaurata ed adibita a servizi speciali.

IL PROGETTO SCIISTICO DEL MONTE ROEN


E' il dicembre del 2000 che segna il definitivo -no al progetto di sviluppo sciistico del Monte Roen. Un comprensorio di 5 impianti di risalita, compreso l'attuale, con 30 Km di piste, parcheggi, strade nuove, edifici, che proponeva un ri-lancio turistico dell'intera zona.


Il progetto Roen era iniziato il 23 maggio 1967 con la formazione della società "Sciovie Monte Roen", di cui, dal 1970 al 1972, fu presidente l’ex politico Enrico Pancheri. Negli anni seguenti fu fondata la "Società di sviluppo del Monte Roén", di cui era presidente il trentino Ezio Copat.


Nel 1986, quando il progetto venne reso noto, il comune di Amblar si oppose duramente (soprattutto per i mancati collegamenti con Predaia) e dovettero sopraggiungere interventi e sopralluoghi provinciali per calmare definitivamente la municipalità. Venne così raggiunta la pace nel gennaio 1987 quando la Giunta provinciale approvò le varianti al piano di fabbricazione di Cavareno e Amblar; con questa nuova regolamentazione urbanistica era diventato possibile realizzare, accanto all’esistente impianto di risalita dai campi di golf della Mendola al rifugio Mezzavia, anche altri impianti da malga Mezzavia a Prà Marin, da Prà Marin a Cima Roén, da Bocca delle Valli a malga d’Amblar, da malga d’Amblar a Cima Roén. Fu invece stralciato il tracciato da Bocca delle Valli a Prà Marin.


Era il 1989 quando raggiunta la pace, il gruppo "Shalon Chico Mendes" e la SAT, durante il capodanno del 1990, promossero una manifestazione ambientalista sulla cima del monte Roen.


Nel 1999 l'ultima occasione persa con il deposito alla Via del progetto firmato dal forestale Sergio Rosati. L’epilogo nel settembre del 2000 con la cancellazione dello sviluppo del Roen dalla variante del Pup provinciale, e poi in dicembre la bocciatura della Via.

Di proprietà dell'università Sacro Cuore di Milano, gli attuali Hotel Golf ed Hotel Mendola sono importantissimi poiché conservano ancora le rifiniture originali dell'epoca di costruzione, i pochi esempi rimasti di architettura Liberty in Alto Adige. L'hotel Mendola, la cui facciata è stata rimodernata negli anni '60 conserva ancora una interessantissima veranda (trasformata in cappella) ed una sala da pranzo alta ben 9 metri con soffitto a cassettoni. L'hotel Golf, quello che ha mantenuto quasi inalterata la sua architettura, possiede ancora la sua meravigliosa veranda esterna nonché i balconi lignei (visibili sul retro). A completare gli arredi, la maestosa scala interna e l'ascensore originale del 1892.


Hotel Golf ed Hotel Mendola sono stati inseriti ne "I luoghi del cuore" del F.A.I.

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